Il ruolo della Nutraceutica e delle Terapie Integrate nella modulazione dell’infiammazione Cronica Sistemica

Parte 3

 

Come si diagnostica una condizione di Infiammazione Cronica Silente

Considerata la complessità e la polidistrettualità della condizione di infiammazione cronica silente o di low grade, dovremmo considerare vari step di intervento o meglio una stadiazione diagnostica, ossia:

  • Esami di primo filtro che valuterebbero la condizione infiammatoria generalizzata e aspecifica.
  • Esami di secondo filtro che valuterebbero in maniera più specifica i distretti colpiti.
  • Esami di terzo filtro di tipo funzionale o predittivo che valuterebbero il rischio pro infiammatorio dell’organismo in apparente stato di salute e i livelli di alcuni marcatori che sono correlati a disfunzioni primarie (endoteliali, ormonali) e che potrebbero dare un allarme circa il rischio di sviluppare in futuro fenomeni infiammatori cronici o malattie gravi.

 

Esami di primo filtro

Sono quelli più conosciuti nella pratica clinica quotidiana : La VES ( Velocità di Eritrosedimentazione ), La proteina C-reattiva (PCR), L’aumento dei globuli bianchi (Leucocitosi), La ferritina, Il fibrinogeno e altre proteine definite "di fase acuta" e inglobate tutte nel Quadro Proteico elettroforetico e precisamente nella banda Alfa1 e Alfa2

Tali proteine cosiddette della fase acuta sono sintetizzate sotto lo stimolo immunitario delle citochine pro infiammatorie come IL-1, IL-6, TNF alfa.

La proteina C reattiva (PCR) è forse il più importante in quanto associato di recente anche a Sindromi di interesse cardiologico quali la Sindrome Coronarica Acuta. La PCR viene prodotta principalmente a livello epatico, in risposta a stimoli nocivi, microrganismi patogeni e immunocomplessi, ma anche in seguito a traumi.
La proteina C reattiva (PCR), è sintetizzata anche  dagli adipociti, ed é una proteina (un'alfaglobulina) che aumenta la sua concentrazione ematica nella fase acuta di varie malattie, e  nel giro di poche ore i suoi livelli possono raggiungere valori centinaia di volte superiori rispetto alle condizioni basali. Essendo la PCR un marcatore generale d'infiammazione, un eventuale aumento del suo valore deve allertare il professionista, che provvederà a prescrivere esami più approfonditi per stabilire una diagnosi più completa e fine.
La Proteina C reattiva si riscontra frequentemente nel siero di soggetti normali in concentrazioni molto basse, generalmente non superiori a 5-6 mg/L. Durante i processi infiammatori, il titolo della proteina C reattiva può raggiungere valori molto elevati, fino a 500-1.000 mg/L.

Tra i test descritti alcuni di essi mostrano peculiarità differenti che possiamo sintetizzare in questa tabella:

La PCR può essere inserita anche nei test di terza fascia perché rappresenta un indice fedele di un danno endoteliale La Disfunzione Endoteliale  è uno dei fattori principali che partecipano al processo di aterogenesi. Di conseguenza, elevati livelli basali di PCR, la cui sintesi è stimolata dalla produzione dell’IL-6, sono correlati a un maggior rischio di coronaropatie ed infarto miocardico.
I valori plasmatici di proteina C reattiva non sono dunque importanti soltanto nelle fasi acute di varie condizioni patologiche; anche in una persona sana, la loro determinazione può aiutare a stabilire il rischio cardiovascolare globale. Pertanto possiamo senz’altro affermare che Il primo marcatore dell’infiammazione anche cronica è rappresentato dalla proteina C reattiva (PCR), e possiamo affermare con certezza che un aumento della PCR è sempre indice di patologia o di infiammazione acuta o cronica, di malattia autoimmune o, necrosi tissutale e cancro. Di recente , ma non tanto molto, si affianca  l’implicazione dell’Omocisteina come importante marker in grado di innescare una condizione pro infiammatoria principalmente in campo cardiovascolare. L’iperomocisteinemia, difatti, può causare una disfunzione endoteliale determinando un aumento dello stress ossidativo.

 

Esami di Secondo Filtro

Trovati alterati gli esami di primo step si è certi che esiste una condizione di Infiammazione Low Grade e quindi occorre andare a verificare il probabile focolaio  da dove l’attivazione del processo invia i suoi messaggi citochinici. A questo punto l’anamnesi del paziente ci dovrebbe indirizzare verso i le indagini mirate dei distretti incriminati:

Si potrebbe partire da una sintomatologia intestinale e quindi potrebbero essere utili la determinazione della Calprotectina fecale e degli anticorpi p-Anca (Perinuclear Neutrophil Citoplasmatic Antibodye) p-Asca (Anticorpi IgG e IgA anti-Saccharomyces cerevisiae) se si sospettasse una malattia cronica intestinale (MICI).  P-ASCA sono positivi nel Crohn’s Disease, mentre i p-Anca sono positivi nella Rettocolite Ulcerosa. La Calprotectina fecale, invece, è indice di infiltrazione granulocitaria ed è positiva nelle malattie infiammatorie intestinali mentre risulta negativa nel Colon Irritabile. La PCR inoltre risulta più sensibile nel Crohn che non nella Rettocolite ulcerosa.

Se invece si sospetta una Tiroidite su base autoimmune sono sicuramente utili ricercare gli autoanticorpi:

  • AntiTPO (Anticorpi anti-perossidasi tiroidea)
  • AntiTG (Anticorpi antitireoglobulina)
  • TRAB (anticorpi antirecettore TSH)

Nel caso invece di processi autoimmuni sistemici certamente le indagini più richieste sono:

  • ANA (anticorpi anti nucleo)
  • AMA (anticorpi anti Mitocondri)
  • ASMA (anticorpi anti Muscolo-Liscio)

Quanto invece a Epatiti di origine autoimmune gli  Anticorpi LKM (anticorpi antimucrosomi del Fegato e Reni) sono i più specifici. Ovviamente se si volesse andare a ricercare i livelli di Interleuchina 1beta, Interleuchina 6 e TNF-alfa con le consuete metodiche Immunoenzimatiche (ELISA) sarebbe la soluzione più diretta e saremo certi di avere la conferma di essere davanti ad un quadro Infiammatorio Cronico. Tuttavia tali test non sono tutti eseguibili nei laboratori ospedalieri, e quindi occorre andare alla ricerca di Laboratori Specializzati in Medicina e Diagnostica Funzionale o di Biologia Molecolare.

 

  

Esami di Terzo filtro

Sono fondamentali per individuare o confermare l’esistenza o la permanenza di una condizione pro infiammatoria silente e quindi la predisposizione ad eventi lesivi per l’organismo.

L’infiammazione cronica come classica patologia strisciante può svilupparsi per diverso tempo senza dare alcun sintomo rilevante, per poi scatenare malattie anche gravi. In pratica determina progressivamente uno squilibrio ormonale che  comporta anche un’iperproduzione di Eicosanoidi proinfiammatori, di Insulina e Cortisolo. Ruolo centrale è costituito dall’Acido Arachidonico che l’organismo può produrre dalla distruzione delle membrane cellulari o in misura più imponente dall’alimentazione ricca in acidi grassi Omega 6. Pertanto potrebbe essere di aiuto, principalmente nelle complicanze metaboliche (Prediabete, Resistenza Insulinica e Infiammazione Cronica Silente), valutare  il rapporto AA/EPA, e AA/DHA attarverso un esame del sangue (Lipidomica) che mette a confronto gli Eicosanoidi pro e anti infiammatori dai fosfolipidi di membrana eritrocitaria. Il test eseguito con metodo gas-cromatografico, dosa il rapporto tra omega 6 (via dell’Acido Linoleico) ed Omega 3 (EPA/DHA) (via dell’Acido alfa-Linolenico)
Si ritiene che un’ottimizzazione di questo rapporto porti ad un miglioramento dello stato di benessere psicofisico. I valori ideali entro i quali dovrebbe essere contenuto il rapporto di questi due acidi grassi (AA/EPA) varia tra 1 e 4. Questo rapporto è indice di un corretto bilancio nell’organismo degli acidi grassi e degli ormoni (Prostaglandine) che da essi derivano, implicati in molteplici fenomeni fra i quali il più importante è quello infiammatorio. Questo rapporto è alla base della prevenzione di patologie degenerative e cardiovascolari e può evidenziare uno squilibrio proinfiammmatorio con produzione di Prostaglandine della serie 2. Accanto a tale rapporto significativo sarebbe utile il calcolo dell’Indice Omega 3 che determinerebbe il pool antinfiammatorio del paziente.

Ulteriore parametro indicativo di una condizione pro infiammatoria è l’elevato rapporto Na/K ottenuto al mineralogramma o analisi tessutale minerale. Tale rapporto indica una condizione di Allarme nella stadi azione dello Stress ed esattamente rappresenta un indice della risposta Midollare del Surrene susseguente ad un evento stressogeno che innesca in primis un meccanismo pro infiammatorio. Una permanenza in tale fase è senz’altro pericoloso per l’organismo. Altro  marcatore di infiammazione silente cronica è rappresentato dalla Ferritina, forma di deposito circolante del ferro nell’organismo; il suo innalzamento è spia dei processi infiammatori cronici inveterati.

Recentemente sta prendendo piede la determinazione Bioimpedenziometrica della composizione corporea attraverso il BIA che ci aiuta con un test non invasivo a valutare la condizione generale dell’individuo, dei suoi distretti intra ed extracellulari, la distribuzione delle masse (magra, grassa, grasso viscerale e liquidi interstiziali) e sulla base di essi, indirettamente la condizione metabolica e ormonale legata allo stress. Dal livello dei liquidi trattenuti si può pertanto individuare una condizione predittiva di uno stato di infiammazione cronica. Una presenza elevata di acqua extracelluare (ECW), di grasso infiltrato nei muscoli (IMAT), grasso viscerale che viene a depositarsi attorno agli organi, grasso bianco non utilizzabile come fonte energetica, potassio extracelluare (ECK), elevato valore della matrice extracellulare (ECMatrix), rappresentano dei valori direttamente collegati ad un’infiammazione costante di basso grado e scarsa capacità antinfiammatoria dell’organismo.